Ventotene, Piano regolatore comunale

Ventotene, Piano regolatore comunale

Committente: Comune di Ventotene
Oggetto dell’incarico: Redazione del Piano Regolatore Generale Comunale
Data dell’incarico: 1987
Stato attuale della procedura urbanistica: Il Piano è stato presentato nel dicembre 1989
Progettisti: Pier Luigi Cervellati, Giovanni Maffei Cardellini, Alberto Montemagni, Daniele Pecchioli, Daniele Nannini

Beniamino Verde Sindaco

Il Comune di Ventotene è composto da due isole: Ventotene e Santo Stefano, dove si trova l’ergastolo. Il piano fu impostato come un progetto di manutenzione e di restauro, sia del territorio, per il quale si pensava opportuno ripristinare l’assetto vegetazionale e le sistemazioni agrarie dei muri a secco, sia delle architetture e dell’assetto urbanistico. Il lavoro cominciò con la ricostruzione storico-cartografica dei luoghi, sulla base della quale fu costruita l’ipotesi di progetto, qui riportata con testi estratti dalla relazione che illustrava il progetto. 

ICONOGRAFIA STORICA

Ri-fondata sui finire del '700, per volontà di Ferdinando IV, dal barone Antonio Winspeare, maggiore dei genio Militare dell’esercito Borbonico, affiancato dall’ingegnere assistente Francesco Carpi, Ventotene costituisce un importante e assai qualificato insediamento urbano in cui il "nuovo" impianto si salda perfettamente con le antiche preesistenze del passato.

Nella prima mappa, disegnata probabilmente all’inizio del XVIII secolo, le isole oltre che deserte vengono illustrate come ricoperte di vegetazione arborea. La presenza del bosco è in qualche modo documentabile fino oltre la prima fase di colonizzazione dell’isola. Nel 1762, quando si decide di dare in affitto le isole, si puntualizza il permesso di tagliare tutti gli alberi che vi sono. Inoltre alcuni viaggiatori, riferendosi al trasferimento sull’isola nel 1768 di duecento ladri e prostitute, riportano che essi "si espatriarono nella boscaglia solleciti a farsi alla meglio una capanna”.

La pianta successiva illustra la parte dell’isola prossima al porto, ed è riferibile alla metà del settecento, successivamente al passaggio della proprietà ai Borboni (1734). Nella carta è distinta la zona più vicina al mare, rocciosa e tufacea, da quella più interna disabitata e boscata. Nella prima si collocano la vecchia torre, la nuova a pianta quadrata con il progetto di fortificazione non realizzato e i magazzini scavati nel tufo.

VENTOTENE E SANTO STEFANO NELL’OTTOCENTO

Questa mappa, apparentemente geometrica, risale ai primi anni dell'Ottocento e documenta i risultati dell’avvenuta colonizzazione (avviata stabilmente nel 1771): la realizzazione dell’ergastolo a Santo Stefano; lo sviluppo del paese con la realizzazione di case coloniche e della viabilità a Ventotene. Ancora è messa in evidenza la presenza di vegetazione boschiva.

La tavola successiva può considerarsi in qualche modo un particolare della precedente, utile in quanto una lunga legenda specifica le destinazioni di gran parte degli edifici esistenti. 

L’ERGASTOLO DI SANTO STEFANO

L’ergastolo fu costruito per volontà di Ferdinando IV di Borbone ad opera di Francesco Carpi e fu "inaugurato" già nel 1795. Presenta una notevole originalità tipologica, di derivazione "illuministica“ (il panottico ma con richiami al "teatro all’italiana"), con una struttura a ferro di cavallo, chiusa da un grande avancorpo quadrilatero con torri cilindriche alle due estremità e cortile interno. Lungo il perimetro del ferro di cavallo si elevano tre ordini sovrapposti con 99 celle. L’ergastolo di Santo Stefano è a tutti gli effetti un'opera d’arte, un capolavoro la cui conoscenza arricchisce la nostra cultura; è un esempio fondamentale per la cultura materiale delle istituzioni; è un’opera determinante per la cultura storico-artistica; è un monumento, per quanto ignorato, del rapporto fra architettura e natura. Nei due disegni successivi estratti del progetto originario, pianta e sezione, dell’Ergastolo di Santo Stefano.

RICOSTRUZIONE STORICA

Dallo studio della cartografia storica è stato ridisegnato, (ad opera di Daniele Nannini), il territorio dell'isola all’800, con particolare attenzione alle caratteristiche vegetazionali e all’orditura dei campi circondati dai muretti a secco, realizzati dai coloni per la messa a coltivazione di parte dell’isola. La ricostruzione rappresenta una base per l'individuazione dei temi portanti del progetto di piano: il risanamento del centro storico; il recupero/restauro di Santo Stefano e dell’ergastolo, il recupero della trama storica dei campi e il ripristino dell’antica macchia mediterranea.

LO STATO ATTUALE

Ventotene con un territorio modesto per dimensioni, ma unico per posizione è satura di abitazioni, ha di gran lunga più case di quante siano necessarie, non solo ai propri abitanti, ma anche ad una presenza turistica che non si limiti ad alcune settimane all’anno, come avviene adesso. Le abitazioni sono abbondanti pure per un turismo che voglia organizzarsi in periodi temporali più lunghi. Al pari delle case in soprannumero, i terreni incolti sembrano aumentare progressivamente per l’abbandono delle colture o per la calante attenzione posta ai fatti ambientali per favorire quelli edilizi in senso lato. Niente di grave o di irreparabile; ciò, tuttavia, è indice di una tendenza che potrà risultare di segno contrario all’obiettivo principale che deve presiedere alla pianificazione territoriale. Se il turismo viene assunto quale attività capace di associare e rispettare cultura ed economia, le scelte che si debbono compiere, anche se possono apparire drastiche, sono semplici quanto irrinunciabili. Un turismo, qualificato e continuo, in grado di giustificare i grandi investimenti infrastrutturali (porto, eliporto), può manifestarsi solo attraverso quei rispetto dei territorio che ha come conseguenza la "messa in valore" dei beni culturali ed ambientali. Ventotene possiede la materia prima per aspirare a diventare un centro turistico importante -perché è un centro culturale importante-, con presenze diluite nel corso dell’anno, se e in quanto saprà rinunciare a infrastrutture non conformi alla sua dimensione e in particolare se riuscirà a riqualificare "paesaggisticamente" il suo territorio. Oggi essa è in bilico fra l’essere centro di villeggiatura quasi di massa e per brevi periodi, o luogo abbandonato. Dal 1965 l’Ergastolo è stato chiuso, Santo Stefano è abbandonata e se ciò può costituire un fatto positivo è, purtroppo, anche un fatto negativo in quanto il suo stato di abbandono è causa di degrado, il quale è in progressiva, geometrica, estensione. Alcune parti sono già crollate, altre lo saranno in breve tempo. Per Ventotene l’insediamento edilizio e paesistico formato dal complesso dell’Ergastolo di Santo Stefano, può rappresentare la grotta azzurra di Capri sommata al Colosseo e magari anche a Pompei o a Ercolano, in quanto ambiente naturale intatto, monumento architettonico singolare e unico, "città morta" d'impianto settecentesco. Infatti anche il contesto, per così dire, "urbano" di Santo Stefano, è tutto da rilevare e studiare. Fra l’avancorpo del carcere e la palazzina del direttore (costruita più di recente, ma non per questo "presenza" meno inquietante) c’è l’impianto "urbano" o urbanistico della piazza -detta della Redenzione- su cui si innesca la strada, fiancheggiata dalla Cappella esterna, dalla casa dei cappellano e da altri edifici, che porta al cimitero, ai campo sportivo, alla "vaccheria", secondo logiche e intuizioni tutt’altro che generiche o casuali, anzi, assai simili, forse, a quelle poste al momento della costruzione dei centro di Ventotene. Rispetto a Ventotene, Santo Stefano è pressoché intonsa. È uno dei pochissimi esempi di insediamento tardo barocco ancora intatto. Per non parlare poi della vegetazione, dell’impianto del "verde" -fra il produttivo e il decorativo- anch’esso tutto da studiare e rilevare ma già immediatamente percettibile quale disegno, quale "struttura" inscindibile con l’insediamento, così come questi non è separabile dall’Ergastolo.

IL PROGETTO

Le dimensioni territoriali di Ventotene, l’esiguità della popolazione residente, l’assenza di una reale problematica economica pongono questioni pianificatorie del tutto differenti rispetto alle tradizionali situazioni urbane e territoriali. I problemi assumono una dimensione del tutto particolare giacché investono casi del tutto singolari. In questo contesto si pongono alcuni punti che possiamo considerare di premessa generale e che costituiscono il contenuto del Piano Regolatore.

Per una corretta ipotesi di qualificazione economico—turistica dell’isola si dovrà:

-Imporre una sostanziale inedificabilità su tutto il territorio comunale. Per il resto si potranno effettuare tutti i risanamenti e tutte le ristrutturazioni igienico-sanitarie richieste senza con ciò aumentare la volumetria o la superficie abitabile. Le sole costruzioni ammissibili sono quelle indicate nella cartografia ed esse si propongono quasi a completamento del centro storico di Ventotene e si inseriscono nel quadro del possibile recupero di vecchie strutture oggi del tutto inutilizzate, come ad esempio l’ex caserma.

-Vincolare tutto il territorio dell’isola di Santo Stefano a "riserva ambientale e monumentale". Si tratta dell’operazione piu‘ importante che dovrebbe essere compiuta nei prossimi anni, senza Santo Stefano o con Santo Stefano privatizzata, Ventotene offre scarse potenzialità‘ per la sua riqualificazione culturale e ambientale e quindi offre scarse risorse per la sua qualificazione turistica.

-Restauro dell’ex ergastolo e restauro conservativo delle costruzioni annesse che formano la "cittadella dell’espiazione"; mantenimento e potenziamento delle specie arboree esistenti e loro estensione nella parte privata.

-Iniziare ad organizzare il rimboschimento dell’isola e ad attuare il recupero degli orti e il risanamento dei centro storico (delle case, delle strade e delle piazze). La presenza dei coloni e la messa a coltura di gran parte del territorio ha prodotto la caratteristica orditura dei campi circondati da muretti a secco. Questo assetto è stato parzialmente accantonato con il conseguente aumento delle zone incolte (che si verifica, non a caso, contestualmente ai proliferare delle villette). il recupero della trama dei campi deve avvenire assieme ai ripristino della macchia mediterranea mediante l’apporto tecnico degli specialisti.

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