Montopoli in Val d'Arno, Piano Strutturale
Committente: Comune di Montopoli in Val d’Arno (Pisa)
Oggetto dell’incarico: Redazione del Piano Strutturale
Data dell’incarico: 19.6.2006
Stato attuale della procedura urbanistica: Il Piano strutturale è stato adottato il 27.7.2008, approvato il 5.3.2009
Progettisti: Giovanni Maffei Cardellini, Alberto Montemagni, Daniele Pecchioli; Fabio Mezzetti, geologia e valutazioni, Nicola Croce, ingegneria idraulica; Monica Baldassarri, archeologia; Nicola Gagliardi, Dirigente e Responsabile del procedimento, Serena Bonsignori, Raffaella Ciabatti, Stefano Lotti, Ufficio tecnico comunale.
Alessandra Vivaldi Sindaco
Al centro della visione strategica del piano strutturale di Montopoli in Val d’Arno, è prima di tutto il territorio. Sembra un’affermazione talmente ovvia da risultare quasi inutile. In realtà in una fase in cui l’attenzione generale si è posta più sui temi dell’ambiente o su quelli insediativi, significa riconoscere al territorio valori più profondi, anche non materiali, determinati dalla storia, cioè dall’esperienza che diventa arte dell’uomo di stare in un luogo e di creare un paesaggio di grande interesse, quindi un’opera d’arte collettiva. Il territorio per questo non è tutto trasformabile, neanche con mitigazioni, concertazioni o mediazioni di tipo ambientalista. Vi sono valori storici, culturali, naturali, paesaggistici, che rappresentano l’identità profonda della comunità che devono essere rispettati e non possono essere contrattati.
Siamo di fronte ad un territorio di grande qualità ambientale e paesaggistica. Si contraddistingue per una struttura e una morfologia complessa e delicatissima, fatta di parti pianeggianti che si increspano, a volte con leggere ondulazioni, altre con rilievi improvvisi e più marcati. Le pianure si insinuano poi, formando un sistema di vallecole, nelle parti più decisamente collinari. Al centro di queste parti pianeggianti scorrono, formando un ambiente complesso e articolato, corsi d’acqua e torrenti che si gettano in Arno, limite comunale nord, ma soprattutto riferimento ambientale fondamentale (verso la fine dell’ottocento si aggiunge al nome del comune Val d’Arno) e presenza da valorizzare nel piano ed integrare ulteriormente nel quadro territoriale. Questa morfologia così complessa e sensibile alle trasformazioni, oltre a rappresentare un grande valore, contiene anche molti elementi di pregio ambientale e paesaggistico, considerati nella stesura dello statuto del territorio. Si tratta del sistema delle acque, delle aree boscate, (con l’ANPIL dei Boschi di Germagnana e Montalto), delle aree coltivate con le sistemazioni tipiche collinari e con quelle di pianura che formavano un mosaico territoriale geometrico e multiforme, in parte trasformato dalle esigenze più recenti. Su di esso si è conformato un sistema insediativo articolato, storico e recente, policentrico, con funzioni distinte secondo il proprio ambiente di riferimento. Un sistema che corrisponde all’espressione democratica delle Consulte e che dà il senso di una centralità, funzionale, socio-economica e geografica, diffusa nel territorio, che punta a superare condizioni di marginalità.
La strategia è quindi complessiva: tiene insieme tutte le componenti e si lega ad un metodo di progetto, fondato su natura e storia, che vuole riportare l’attenzione sul controllo della trasformazione d’uso dei suoli. Per questo una scelta strategica è quella di confermare l’individuazione di un limite urbano, che in genere coincide con un limite dell’UTOE. Le Unità territoriali organiche elementari devono essere quindi individuate per quegli specifici ambiti soggetti a trasformazioni più consistenti o a carattere urbano. Questo non vuole dire che al di fuori delle UTOE non si può fare nulla, ma si distingue chiaramente il territorio a carattere rurale da quello più urbano e si cerca così di controllare la crescita della città diffusa. Per questo abbiamo ritenuto opportuno che il piano strutturale fosse sintetizzato in un’unica tavola generale, nel quale si ritrovino insediamenti, elementi strutturali del paesaggio, morfologia e ambiente di riferimento. In questo modo si riuniscono in un unico disegno contributi scientifici e linguaggi diversi che vanno a costruire un’ipotesi di pianificazione unitaria, che costituisce essa stessa la garanzia di una coerenza interna fra i diversi studi specialistici. Il metodo di progettazione, fondato su natura e storia, prende allora senso come sistematica base per l’attività di valutazione, che se si burocratizza eccessivamente rischia di produrre una perdita di controllo dei contenuti e del territorio stesso. Diventa più chiaro il senso progettuale contenuto nella ricostruzione minuziosa del catasto leopoldino (tavola 1 e 2 del Piano), punto di partenza per la progettazione del piano e modello di territorio verso il quale tendere, in quanto non ancora sottoposto a trasformazioni violente. E più chiara diventa anche l’operazione dei confronti cartografici, fra catasto leopoldino, catasto d’impianto e stato attuale, che hanno consentito di evidenziare permanenze e trasformazioni.
Il Piano strutturale contiene prima di tutto il Quadro conoscitivo, che è una parte effettiva del piano. I lavori si sono concentrati nella realizzazione di tavole che offrissero sintesi di elementi conoscitivi direttamente utili alla formazione del progetto. Sono state ispirate dall’applicazione di un metodo di lavoro tramite il quale si portano allo scoperto i vari elementi che costituiscono la struttura profonda del territorio, partendo dalla lettura di documenti d’archivio utilizzati come una delle fonti della conoscenza dei luoghi: i catasti, i cabrei, le carte topografiche e geometriche territoriali. Il ricorso alla struttura storica, non è un richiamo culturale, ma un vero e proprio strumento di pianificazione, fondamentale in quanto oggi gli obiettivi primari dello sviluppo sostenibile risiedono nel mantenimento e nella valorizzazione della identità culturale del territorio. Se importante è valorizzare l’ambiente e il paesaggio della pianura e della collina, è allora necessario conoscerne le leggi interne (quindi la natura e la storia) e le regole in esso contenute, per rielaborarle in modo consapevole. In qualche modo significa realizzare creativamente un progetto che è anche implicito nel territorio stesso. Il progetto in questo caso non può essere inteso solo come un tradizionale intervento di trasformazione, ma è anche un progetto della manutenzione che punta a creare risorse e può essere fortemente trasformatorio quando è volto all’obiettivo del restauro e del ripristino o del rinnovo. È anche un programma di governo e azione amministrativa, una prassi ordinaria di organizzazione e gestione del territorio. Il progetto diventa in parte descrizione e una interpretazione creativa dello stato attuale che deve essere rappresentato nel modo più analiticamente chiaro e sintetico. Argini, viabilità poderale, sistema idraulico e canali storici, alberature, sistemazioni agrarie tradizionali e struttura poderale di pianura e di collina, edifici di interesse architettonico e tipologico, zone umide, boschi, elementi significativi del territorio devono essere individuati anche cartograficamente e valorizzati nel quadro di questo progetto organico.
Molti di questi elementi si trasformano così da strumenti di organizzazione storica del territorio in monumenti del paesaggio e guide per la conservazione e lo sviluppo, assi del recupero territoriale. Ad essi si aggiungono poi tutte le indagini specialistiche, quelle geologiche e geomorfologiche (vedi le specifiche relazioni e tavole) e quelle agroforestali e del verde (è stato realizzato un Piano del Verde al quale si rimanda) e tutti quegli studi indispensabili per costruire il quadro delle conoscenze. Le scelte territoriali corrispondono strettamente a questo quadro conoscitivo. Solo la variazione o l’approfondimento di tale quadro, in teoria, potrebbe dare luogo in futuro a varianti del Piano strutturale.
Il Piano è stato suddiviso, nel rispetto della legge regionale, in due parti distinte per contenuti: lo Statuto del territorio e la Strategia dello sviluppo. Lo Statuto del territorio è quella parte del piano che rappresenta una specie di costituzione, che contiene le regole e i riferimenti generali per la gestione e la pianificazione del territorio comunale. I valori che non devono essere persi e, in quanto tali, il patrimonio della collettività. Esso definisce l’articolazione territoriale, basata su sistemi territoriali e subsistemi di paesaggio al cui interno s’individuano le invarianti strutturali, i criteri per l’uso delle risorse essenziali, la disciplina per la valorizzazione e la tutela del paesaggio e dei beni architettonici e culturali. La Strategia dello sviluppo raccoglie la parte più dinamica del governo del territorio con la programmazione delle azioni di ristrutturazione e trasformazione che, proprio confrontandosi con lo Statuto del territorio, non devono produrre peggioramenti. Per questo individua le Unità territoriali organiche elementari (U.T.O.E.), gli obiettivi e gli indirizzi per il Regolamento urbanistico, le dimensioni massime sostenibili per insediamenti e servizi previsti per le singole Unità territoriali organiche elementari, la disciplina del territorio rurale.